Something big




Questo nella foto è un angolo del mio studio, quello in cui scrivo e disegno.
Quell'angolo del mio studio che non produce entrate.
Qualche ora fa in quest'angolo è accaduta una delle cose che mi fanno amare il mestiere dello scrittore.
Stavo rifacendo lo storyboard dell'ultima parte di Patatine basandomi su una sceneggiatura che avevo già pronta da un pezzo. Io lo chiamo storyboard, in realtà sarebbe il fumetto in brutta copia. Vignette, dialoghi, impostazione della tavola... tutto quello che ci deve essere senza badare ai disegni. Metronomo alla mano, calcolo delle battute, far giocare bene tra loro tutte le note senza perdere il ritmo.
In poche parole: il fumetto.
Tutto il resto sono bei disegni e trucchetti da quattro soldi (quella roba che riempie il 97% della sezione fumetto in libreria).


Questa sera in questo studio è successo che ho ripreso il finale, un finale molto classico, di quelli con i protagonisti che guardano l'orizzonte (97,1%).
L'ho messo via, lontano dal resto.
Ho preso la penna e ho fatto la cosa giusta.
Ho chiesto ai miei personaggi cosa avrebbero fatto a quel punto.
Sono stato zitto e ho lasciato che i personaggi improvvisassero. Lasciando che fossero loro a darmi le battute, le loro posture ed espressioni, i loro turbamenti e isterie.
E loro, che sono dentro la storia più di me, hanno reagito normalmente, si sono messi a dire scemenze e hanno chiuso la storia senza guardare l'orizzonte.
E come se non bastasse mi hanno pure emozionato, questi stronzi.
Voglio bene a questi personaggi.
E queste sono le cose che mi fanno amare questo mestiere.
Quei momenti in cui hai davanti a te un pezzo di carta con degli scarabocchi che ti assomigliano straordinariamente. E che parlano di te più di quanto ti aspettassi. Risolvendo in poche battute quel casino che hai provato a elaborare per anni.
Brividi.
Basta un'ora all'anno trascorsa con un po' di trasporto per dimenticarti che non ci stai guadagnando una lira.
Amen.


Quello a fianco al tavolo è un foglione su cui nell'ultimo anno ho appiccicato fogli e appunti per delineare la struttura del racconto. Per avere sempre tutto sott'occhio. Quel foglione ha passato momenti terribili in mano a un pazzo con le idee troppo confuse e ha rischiato troppe volte di essere stracciato via per mollare tutto e tornare a fare lavori retribuiti.
Ormai è letteralmente spolpato e sfinito.
Sul tavolo c'è l'ultima tavola in brutta.
Da domani comincio ad avviare il libro verso la fine.
E brucerò quel foglione per attaccarne uno nuovo su cui appiccicare gli appunti per un'altra storia.
Prevedo che saranno cazzi anche per lui.



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